Sei stato ultimamente al supermercato a dare uno sguardo alle birre commerciali? Lo so, noi amanti della birra artigianale nemmeno ci accorgiamo dell’esistenza di quel reparto, eppure se ti fermi a guardarlo per 5 minuti ti renderai conto che non ci sono più semplicemente le classiche “birra chiara”, “birra rossa” e “birra scura”: birre dove i sapori agrumati o fruttati la fanno da padrone (come la serie Radler della Moretti, che più che birra è un succo d’agrume aromatizzato alla birra) oppure birre con strane diciture di un numero spropositato di luppoli (come la 6-7-8-9 luppoli della Poretti, dove anch’essa gioca con sapori fruttati in alcune delle sue ricette), fino addirittura a ricercare la torbidità in altre, che generalmente è sempre stata tipica dei birrifici artigianali (prendiamo sempre in esempio la Poretti con la sua 7 Luppoli Vellutata e Morbida).
Verrebbe da chiedersi, cosa sta succedendo? Tuttavia questo mondo di birre commerciali italiane è solo un riflesso dei trend che attualmente divampano in America.
Per capire meglio quali sono le birre che secondo le previsioni saranno le più ricercate nel 2018 siamo andati a curiosare sui migliori blog americani.
Risulta evidente che la creatività e l’innovazione nella birra artigianale stanno spingendo il cambiamento ad un ritmo incredibilmente rapido, ma questo cambiamento non è sempre visibile, nella nostra produzione giornaliera e nel bere. Perciò ecco gli stili che impazzeranno nel 2018 e vediamo se queste tendenze saranno destinate a durare o meno.
· NEIPA ·
Sono loro le più ricercate, largamente apprezzate e le più discusse degli ultimi anni e il loro successo non sembra conoscere declino, anzi sembra aver ispirato il movimento craft americano verso delle birre dove l’aspetto estetico ha un’importanza sempre maggiore e dove la torbidezza non è più un difetto, ma qualcosa da ricercare.
Stiamo parlando delle New England IPA, considerate dei veri e propri “succhi di luppolo” per il loro vasto utilizzo nelle diverse fasi della produzione bressicola, al fine di sprigionare al massimo il sapore dei diversi tipi di luppolo utilizzati. Inoltre, l’unione con un lievito speciale poco flocculante, poco attenuante ma con molti esteri, l’utilizzo di malti speciali come fiocchi di frumento o altri cereali non maltati, e una manipolazione della chimica dell’acqua creano una birra dal sapore esplosivo molto fruttato, che ricorda la frutta tropicale matura, con un mouthfeel cremoso e morbido, dall’eccezionale aroma e con una torbidità estrema.
· GRAPEFRUIT IPA ·
Un tempo con birra alla frutta si intendeva una Lambic troppo zuccherata o arricchita da bacche che venivano aggiunte direttamente al mosto. L’uso di frutta da parte dei produttori di Lambic in Belgio nelle birre a fermentazione spontanea ha però incredibilmente influenzato lo scenario americano della birra artigianale, alzando la voce della critica. Sugli scaffali vediamo infatti comparire delle IPA al pompelmo, all’ananas, all’anguria, al mango, alla fragola… fino ad arrivare addirittura ai peperoni habanero, e questa tendenza, per quanto sia ancora nelle prime fasi di sperimentazione, non sembra volersi arrestare.
Alcuni esperti sostengono che al massimo alla fine dell’anno questa moda imploderà. Ci sarà sempre un posto per la frutta in certi stili di birra, ma il concetto di spingersi sempre al limite per vendere la birra artigianale alla fine porterà il consumatore a stancarsi.
È comunque indubbio che l’aspetto estetico continuerà ad avere un importanza sempre maggiore, e queste birre alla frutta ne sono un esempio.
· MILKSHAKE IPA ·
Se pensavate di non sentire mai la parola milkshake affiancato a quello della birra… beh vi sbagliavate. Ecco la nuova moda che impazza negli USA, cioè quella di utilizzare il lattosio e fiocchi d’avena nelle ricette per creare delle birre più morbide e cremose per il palato. Questo mix crea inoltre una torbidità piacevole per la vista per molti consumatori, criticata incessantemente da altri. Generalmente ad arricchire il bouquet aromatico vi è l’aggiunta di vaniglia e l’utilizzo di luppoli tipicamente statunitensi. E le sperimentazioni sembrano non volersi fermare qui, dato che nella maggiorparte dei casi viene anche aggiunta della frutta in post fermentazione, creando quasi una fusion tra le Milkshake e le Grapefuit IPA.
Sembra che la maggioranza dell’opinione lo ritenga come un possibile stile da tenere in considerazione e non come una semplice bizzaria. Sarà interessante vedere se questa novità riuscirà a mettere radici profonde nel mondo bressicolo.
· HAZY IPA ·
Analizzando i 3 stili precedenti è chiaro che la tendenza stia virando verso delle birre sempre più torbide, un aspetto che ad oggi è sempre ampiamente criticato da diversi esperti e dalla stessa Brewer’s Assosacion, convinti sostenitori della birra limpida.
Grazie alle New England IPA la nebulosità e la torbidezza nelle birre luppolate sta arrivando a livelli altissimi. Per tanto la possiamo riscontrare largamente nelle birre di tutta l’America, che vengono chiamate Hazy IPA o Murky IPA. La sensazione soffice e morbida che creano al palato, combinate con bassi livelli di amarezza e abbondanti apporti aromatici, conferiscono alle IPA un sapore gustoso a scapito dell’aspetto… o forse a favore!
· BIRRE INVECCHIATE IN BOTTE ·
Quando il birrificio Goose Island mise una Stout in una botte di rovere si trattava di una novità assoluta. Ma i sapori si sono sposati alla perfezione e quella stessa birra ha vinto anche diversi premi, lanciando la tecnica dell’invecchiamento della birra in botte. Oggi, qualsiasi birrificio americano degno di questo nome sta acquistando barili per tale scopo. Tale forma d’invecchiamento è sicuramente un divertente esperimento per i birrai e gli homebrewers, che funziona alla perfezione: i sapori dei più popolari stili di birra, se invecchiati in botte, vengono completati con il passare del tempo.
Per quanto molti esperti sostengano che questa tendenza stia andando un po’ fuori controllo (qualunque IPA ormai viene invecchiata nei barili) e che le botti non riescano per magia a creare una birra buona se non c’è una buona base, non si vedono cenni di rallentamento a questo trend.
· ALTRE TENDENZE ·
In questo panorama di mode crescenti, dove nascono diciture come New England IPA senza nemmeno esser riconosciute ufficialmente come uno stile bressicolo, troviamo inalterati al loro posto di gradimento dei capisaldi.
Le IPA in generale continuano ad essere tra le più apprezzate (non a caso quasi tutte le sperimentazioni sopra citate prendono come base di partenza proprio questo stile), e tra le più amate sono le Double IPA. Il grado di attenzione e apprezzamento delle birre acide e delle Imperial Stout sembra rimasto a un buon livello, mentre troviamo alla ribalta le Saison, che ben si prestano alle sperimentazioni con le spezie (dove la tendenza sembra non limitarne più l’utilizzo alle sole birre scure), un’altra dei trend recenti in questa voglia costante e continua di sperimentazione di nuovi sapori intensi e spinti.
· CONCLUSIONE ·
In conclusione sarà un anno ricco di sperimentazioni, non sempre viste di buon occhio da tutta la comunità della craft beer americana e non. Sicuramente si stanno perdendo le tradizioni e la classica concezione della birra, a favore di una forte modernizzazione che non sempre è un male.
L’unico problema causato da questa ricerca di forti sapori potrebbe essere quello della diffusione di aromi artificiali nelle ricette degli homebrewers e dei microbirrifici, portando a una riduzione non non dico della qualità ma sicuramente della tecnica (e di conseguenza del divertimento). La birra artigianale infatti si può così definire per quella voglia di sperimentare tecniche e procedure… insomma la voglia di sporcarsi le mani. Gli aromi pronti sono di sicuro più facili da usare e intensificano in modo molto pronunciato il sapore in ogni situazione (talvolta in modo eccessivo da sembrare “finto”) ma si tratta pur sempre di prodotti artificiali che eliminano la sperimentazione diretta. Personalmente consiglio a chi volesse imbarcarsi in questi nuovi stili (o sottostili) brassicoli di utilizzare materie fresche, di ricercare sempre un’esperienza completa della birra che si vuole andare a produrre e di divertirsi il più possibile nel farlo.
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Credits:
•“Trend Watch: Fruit Beer, Hazy IPAs, and Barrel-aged Everything” – Craft Beer & Brewing
•“Craft Brewers Predict the Biggest Beer Trends for 2018” – Niko Krommydas – 26 Dicembre 2017
•“The ‘Definitive’ Guide to the ‘Best’ Beer of 2017” – This Is Why I’m Drunk – 7 Gennaio 2018
by Birramia
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